Aggiornamenti sull’interesse per il Referendum Costituzionale
Possiamo interecettare l’interesse sul web per il referendum costituzionale analizzando i trends che Google mette a disposizione per le ricerche “referendum costituzionale sì” e “referendum costituzionale no“.
Ultimo aggiornamento:
Data |
Sì alla Riforma Costituzionale |
No alla Riforma Costituzionale |
18/08/2016 – 14/11/2016 |
48,6% |
51,4% |
15/08/2016 – 12/11/2016 |
48,3% |
51,7% |
06/08/2016 – 04/11/2016 |
49,3% |
50,7% |
29/07/2016 – 26/10/2016 |
48,0% |
52,0% |
19/07/2016 – 16/10/2016 |
47,4% |
52,6% |
12/07/2016 – 09/10/2016 |
46,0% |
54,0% |
05/07/2016 – 03/10/2016 |
46,2% |
53,8% |
Di seguito l’analisi flash pubblicata il 22 settembre 2016 che descrive la metodologia utilizzata.
L’esito del referendum Costituzionale del 4 dicembre avrà certamente riflessi importanti sul panorama politico nazionale, vista anche la personalizzazione che Matteo Renzi ha dato nei mesi passati all’esito del voto, legando in sostanza la sua permanenza al Governo solo nel caso in cui dovesse vincere il Sì alla Riforma. L’avvicinarsi del referendum sta quindi determinando l’intensificarsi dell’attenzione dei mercati finanziari internazionali sull’Italia per la potenziale instabilità politica che il prevalere del No potrebbe avere.
Il referendum tenutosi nel Regno Unito lo scorso 23 giugno, giornata storica per l’intera Europa in quanto gli inglesi hanno votato in maggioranza per l’uscita del loro paese dall’Unione Europea, è un chiaro esempio di come le scelte politiche possano influenzare l’economia.
Grafico 1. Interesse sul web su “leave” e “remain” nel referendum Brexit
(100=massimo interesse)
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Trends.
Subito dopo l’esito ufficiale del voto, che ha visto prevalere con il 51,9% la scelta di uscire dall’Unione (cosiddetta Brexit), i mercati finanziari sono stati oggetto di un certo nervosismo, evidenziato dalla forte svalutazione della sterlina rispetto le altre principali valutate internazionali.
Sconcerto e confusione sono stati prodotti, oltre che dal disorientamento legato alle incertezze sull’applicazione di una procedura di uscita dall’Unione di uno Stato membro mai attivata in precedenza, anche dal fatto che gli operatori di mercato, sulla base dei principali sondaggi disponibili, scommettevano sul “remain”.
Grafico 2. Confronto tra esito referendum su Brexit e interesse sul web
(dati in %)
Fonte: elaborazioni BEM Research
su dati Ministero degli Interni inglese e Google Trends.
In realtà guardando alle ricerche effettuate su Google nel Regno Unito si poteva riscontrare un maggiore interesse per il “leave” (grafico 1). Nei 90 giorni precedenti al referendum, la ricerca sul “perché uscire dall’UE” (why should we leave the EU) ha infatti destato maggiore interesse della ricerca “perché restare nell’UE” (why should we stay in the EU). Guardando all’incidenza dell’interesse del “leave” rispetto al “remain” sul web si riscontra una percentuale sorprendentemente vicina proprio all’esito ufficiale del referendum (grafico 2).
Ma come poter legare la semplice ricerca di informazioni effettuata su Internet con il voto vero e proprio effettuato nel segreto dell’urna?
Una possibile risposta può essere offerta dal cosiddetto fenomeno del bias di conferma, o pregiudizio di conferma. Secondo questo fenomeno cognitivo le persone tenderebbero a cercare informazioni che possano convalidare le loro già preesistenti idee e convinzioni. In pratica, il maggior interesse mostrato dai cittadini britannici sulle motivazioni per le quali uscire dall’Unione Europea, e la consultazione delle pagine web che avvaloravano la tesi del “leave”, con il senno di poi sarebbero potute essere considerate come un probabile segnale dell’affermazione della Brexit.
Sul referendum costituzionale, cosa dice il web?
I dati circa le ricerche sul web della parola chiave estesa “referendum costituzionale si”, da un lato, e di “referendum costituzionale no”, dall’altro, indicano una prevalenza di interesse per quest’ultima posizione secondo i dati medi degli ultimi due mesi (grafico 3). Tra gli internauti prevale per il 51,9% l’interesse per le tesi del No, contro il 48,1% delle tesi del Sì, percentuali che sembrano essere in linea con le indicazioni di voto espresse dagli italiani nei recenti sondaggi condotti da diversi istituti demoscopici (tabella 1).
Grafico 3. Interesse sul web sul Sì e il No alla Riforma Costituzionale
(100=massimo interesse – periodo di riferimento 17 luglio-17 settembre 2016)
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Trends.
Tabella 1. Sondaggi sulle intenzioni di voto al referendum costituzionale
e interesse sul web (%)
Fonte: BEM Research, Scenari Politici Winpol,
Istituto Piepoli, Ixè, Emg Acqua, Giornalettismo.
Considerando la differenza tra l’interesse sul web per il Sì e quella per il No si può osservare come sia cambiata nel tempo l’attenzione verso le due opposte posizioni (grafico 4). Sulla base dei dati più recenti, relativi a metà settembre, si riscontra come il bilancio tra Sì e No si sia riportato in leggero vantaggio per l’approvazione della riforma. Nel tempo si osserva comunque un continuo spostamento dell’interesse da una preferenza all’altra, ad evidenziare la forte incertezza presente sull’esito referendario.
Tra le diverse regioni italiane si osserva come negli ultimi 7 giorni nelle Marche, Sicilia, Campania, Piemonte, Lazio, Puglia e Veneto prevalga l’interesse per il Sì, mentre in Abruzzo, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Lombardia e Liguria l’interesse è spostato più verso il No (figura 1).
Grafico 4. Saldo dell’interesse sul web tra il Sì e il No alla Riforma Costituzionale
(valori positivi indicano maggiore interesse per il Sì, valori negativi per il No)
Note: il saldo è ottenuto come differenza tra l’interesse sul web per il Sì alla Riforma Costituzionale e quello per il No, il cui singolo andamento è riportato nel grafico 3.
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Trends.
Figura 1. Saldo dell’interesse sul web tra Sì e No alla Riforma Costituzionale
Note: dati relativi al periodo 11-17 settembre 2016.
In blu le regioni propense al Sì, in rosso quelle propense al No.
Non evidenziate le regioni per cui non sono disponibili sufficienti informazioni.
Fonte: Google Trends.
Quanto incide l’incertezza sul voto referendario sui mercati finanziari?
Per rispondere a questa domanda abbiamo considerando la relazione esistente tra il saldo dell’interesse sul web per il Sì e il No (riportato nel grafico 4) e due indicatori di turbolenza finanziaria del mercato italiano. Nello specifico abbiamo considerato la relazione con il differenziale (spread BTP-Bund) di rendimento dei titoli di Stato italiano rispetto ai titoli tedeschi e la volatilità dei rendimenti della Borsa di Milano.
Ciò che abbiamo riscontrato è che più l’interesse sembra propendere per il Sì e più lo spread tende a diminuire e la volatilità di Borsa a contenersi. Viceversa, una maggiore propensione al No spinge ad un aumento dello spread e della volatilità.
In altri termini, per entrambi gli indicatori si osserva una relazione negativa con il saldo dell’interesse sul web sulla Riforma (grafico 5). Questi risultati possono essere spiegati come la tendenza degli operatori di mercato a scontare potenziali effetti negativi sulla stabilità politica italiana nel caso in cui prevalesse il No (cosiddetto rischio politico), spingendo quindi a vendere i titoli di Stato italiani e le azioni di aziende domestiche.
Grafico 5. Relazione tra saldo dell’interesse sul web tra il Sì e il No alla Riforma Costituzionale, spread BTP-Bund e volatilità dei titoli azionari
Note: il saldo è ottenuto come differenza tra l’interesse sul web per il Sì alla Riforma costituzionale e quello per il No, il cui singolo andamento è riportato nel grafico 3.
Il differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato è considerato per i titoli benchmark a 10 anni.
La volatilità dei titoli azionari è calcolata come la deviazione standard dei rendimenti giornalieri dell’indice generale FTSE-MIB in un arco di tempo di 30 giorni.
Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Trends e Thomson-Reuters.
Rassegna stampa
- Il Sole 24 Ore – Referendum sì o no e la suscettibilità dei mercati: cosa insegna il caso Brexit
- Adnkronos – Referendum, sul web interesse per il ‘no’ batte (finora) quello per il ‘si’
- Metro.it – Referendum: ricerca, sul web interesse per il ‘no’ batte quello per il ‘si’
- Il Foglio – Referendum BEM Research
- Qui Finanza – Referendum, c’è la data. In rete per ora prevale il No
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